Controlliamo i nostri dati! Ecco la lista dei siti italiani integrati con Facebook

Lo sapevate che testate online come Repubblica, Mediaset, Corriere, il Giornale e La Stampa condividono con Facebook i dati in merito alla nostra navigazione?

Dopo il recente scandalo (leggi qui la nostra guida sulla protezione dei dati su Facebook), è risultato evidente come alcune grandi aziende utilizzino i nostri dati rivendendoli ad altre società. Spesso senza il nostro consenso ed anche a fini commerciali, i nostri profili e le nostre attività non sono più solamente “nostri”.

Ma allora perché anche piattaforme italiane del calibro di Repubblica condividono queste informazioni? Che cosa ci guadagnano e come possiamo proteggerci?

Siti italiani più popolari: quanti sono integrati a Facebook?

Piattaforma Dimensioni (Visite mensili in Milioni) Condivisione dati con Facebook
amazon.it 168
repubblica.it 146
mediaset.it 95
corriere.it 92
it.wikipedia.org 90
libero.it 75
ebay.it 75
gazzetta.it 73
ilfattoquotidiano.it 67
ansa.it 58
ilmeteo.it 50
tim.it 50
3bmeteo.com 42
ilgiornale.it 40
tgcom24.mediaset.it 39
lastampa.it 36
diretta.it 33
tripadvisor.it 32
ilmessaggero.it 30
ilsole24ore.com 28
sky.it 27
booking.com 26
staseraintv.com 22
unicredit.it 20
vodafone.it 20
aranzulla.it 20
tiscali.it 18
huffingtonpost.it 17
intesasanpaolo.com 15
inps.it 15
trovaprezzi.it 15
tre.it 13
mymovies.it 10
tomshw.it 10
rai.it 9
quattroruote.it 7
oggi.it 5
agi.it 5
focus.it 4
panorama.it 2
avvenire.it 2
ilfoglio.it 2

Vengono solo escluse attività non compatibili con i termini e le condizioni di Facebook (eg.: siti per adulti) e i competitors

Quando il visitatore carica una pagina su un sito con questo codice, Facebook sarà “presente” salvando dati come: pagine visitate, tempo di permanenza, link cliccati e azioni intraprese (eg.: acquisto di un servizio).

Facciamo un esempio pratico: eBay.it () è integrato a Facebook. Visitando un prodotto su eBay, Facebook terrà traccia di questa nostra visita per 180 giorni

Utilizzo estensione gratuita di Chrome “Facebook Pixel Helper”

Essendo il mio account Facebook connesso con lo stesso browser, ho appena comunicato a Facebook che sono interessato in un Macbook Pro. Parte di questi dati saranno disponibili in formato anonimo ad eBay che potrà mostrarmi ads (inserzioni) per completare ad esempio il processo di acquisto. Se un giorno Facebook mi troverà sulla pagina “check-out” di eBay, non sarà difficile decifrare il mio acquisto.

Utilizzare l’integrazione con Facebook è uno strumento comodo per qualsiasi venditore: pubblicità più mirata su utenti già interessati (remarketing) renderà sicuramente di più che attaccare cartelloni a caso in giro per il paese.

Che le aziende ci studino per massimizzare il loro sviluppo, è uno dei principi portanti che ha portato facebook a fare più di 30 miliardi di dollari di profitto nel 2017 (fonte).

Ma cosa succede quando questi dati non sono utilizzati per ottimizzare un servizio e/o un prodotto? Qual’è l’incentivo per le testate italiane come Repubblica, Corriere, il Giornale e La Stampa a condividere la nostra navigazione con Facebook? Come vengono questi dati utilizzati?

Perché le testate condividono i nostri dati con Facebook?

Prendiamo ad esempio Repubblica.it che è il sito italiano più grande che abbiamo trovato che condivide dati con Facebook. Repubblica.it ha una stima di 146 milioni di visite nel mese di Maggio 2018: tutte queste sessioni hanno un riscontro nei database di Facebook.

Testate come Repubblica, La Stampa e il Giornale concedono i dati di navigazione sui propri visitatori a Google & Facebook principalmente per remarketing: come per il caso eCommerce di eBay, fare ads su Facebook ad utenti che visitano il mio giornale, dopo averli analizzati, avrà una conversione sicuramente più alta.

Ad con più traffico di repubblica.it (fonte: ahrefs)

Parliamo di aziende che regalano milioni di dati mensilmente a Facebook, per poi offrire un servizio a pagamento che difficilmente supera le 3 stelle di valutazione sugli app stores:

Fonte: Apple app store

Tutti questi dati condivisi inoltre permettono a Facebook di ricostruire in buona parte cosa facciamo sul web durante la giornata. Praticamente, c’è una copia della nostra cronologia nei datacenter di Facebook che non si scosta molto dalla realtà. Ecco un esempio dove tutta la mia navigazione viene condivisa a Facebook, senza il mio consenso:

Cronologia Chrome: tutti i siti che ho visitato dall’ufficio negli ultimi 15 minuti sono integrati a Facebook

Quando accediamo e dove, quanto ci rimaniamo, quali link clicchiamo. Un enorme database regalato dai notiziari a Facebook, gratis, con i nostri dati. A questo punto, quanto sarà difficile per una intelligenza artificiale risalire ai nostri gusti, pensieri politici, anticipare la nostra intenzione di comprare un oggetto o di partecipare ad un evento, anche se organizzato fuori Facebook?

I dati che sono stati raccolti tramite un “test” di Cambridge Analytica che ingannevolmente leggeva informazioni anche sui nostri amici è lontanamente paragonabile alla mole di dati su ciò che visitiamo e interagiamo ogni giorno.

E’ possibile uscire dal giro?

Va bene, da cittadino interessato alla protezione della mia privacy, sono a conoscenza che l’Unione Europea ha creato delle leggi per non condividere i miei dati senza il mio consenso.
Raggiungo quindi la pagina “Privacy”, che deve essere disponibile per legge su ogni testata e sito italiano e chiedo cortesemente di non essere tracciato. Continuiamo con l’esempio di Repubblica.it:

Fonte: https://login.kataweb.it/static/privacy/

Il modulo offerto dal portale  consente di escludere la testata dall’installare cookies sul mio dispositivo. I cookie esterni (di terze parti), potrebbero comunque essere installati.
Facebook continuerà a registrare il mio comportamento e ne abbiamo conferma perché nonostante “Non abbiamo prestato il nostro consenso”, Google Chrome continua a rilevare il collegamento a facebook. Facebook continuerà a tracciarmi

I termini di Repubblica indicano che per disattivare questo tracciamento, dobbiamo provvedere a modificare le nostre impostazioni su Facebook. Su questa pagina possiamo chiedere a Facebook di non usare la nostra navigazione sui dati raccolti dai partner

Fonte: Facebook

La possibilità di escluderti da inserzioni targettizzate con dati sulla tua navigazione è un grande passo in avanti per ridurre il micro-targeting ingannevole nei tuoi confronti, Facebook indicherà che questi dati non verranno cancellati comunque.

Non è nell’interesse delle piattaforme che usiamo giornalmente offrirci la possibilità di avere una navigazione protetta da privacy.

Se vorrai veramente uscire dal giro, procederai quindi a bloccare i cookie di Facebook (foto 1). Essendo l’integrazione Facebook caricata tramite javascript, i dati sulla tua navigazione verranno trasmessi comunque, e non sarà una tua scelta se verranno salvati o meno.

Sarà solo un po’ più difficile tracciarti, perché rimuovendo i cookie di Facebook sarà come uscire virtualmente dalla piattaforma. La tua identità potrebbe però essere ricostruita da una delle tantissime app sul tuo telefono che condividono dati con Facebook, a tua insaputa. L’unico modo per sottrarti dall’essere monitorato sarà dire alla tuo dispositivo di negare qualsiasi comunicazione con Facebook (foto 2)

Se sei arrivato fino al (punto 2), hai dovuto completamente bloccare un servizio per non condividere la tua cronologia. Inizia ad essere chiaro che i tuoi dati sono importanti e vanno protetti iniziando a bloccare dei servizi.

Quanti servizi simili andranno bloccati per avere privacy senza dover censurare l’intero web?

Cosa sta facendo l’Unione Europea?

Dopo lo scandalo di Facebook negli Stati Uniti, l’Unione Europea rappresenta la più grande entità che sta cercando di combattere sul fronte privacy. Le azioni intraprese dimostrano tuttavia che chi ci rappresenta conosce veramente poco il web.
Ecco due azioni proposte che sono state votate dal nostro parlamento europeo che potrebbero presto portare grandi cambiamenti:

Articolo 13: il contenuto digitale (come foto e video) degli utenti deve essere filtrato prima di essere caricato al fine di assicurarsi che non sia protetto da Copyright. Questo implica che, visto la quantità di dati, nuovi meccanismi di censura verranno applicati

Articolo 11: chiamato anche “Link Tax”, potrebbe obbligare piattaforme come Facebook a pagare una tassa prima di poter linkare contenuto creato dai nostri notiziari. Inventato per combattere le Fake News, rimane un’arma a doppio taglio che rafforzerà le partnership dei grandi. Questo perché il testo della legge lascia i dettagli alle giurisdizioni dei vari paesi europei dove i poteri forti potrebbero colludere e censurare tutto ciò che è considerato scomodo. In questo scenario, qualora un utente pubblicherà su Facebook una storia “non approvata” (articolo 13), sarà molto più probabile che venga direttamente censurata. Questo principio renderà difficile ai piccoli editor di farsi strada trasformando il diritto di parola in “pochi grandi diranno la loro”

Possibili sviluppi: cosa consigliamo

  1. Nel dubbio, i siti dovrebbero condividere meno dati e lavorare ad un servizio migliore. E’ inutile condividere dati con terzi per poi offrire un servizio scadente (valutazioni app store molto basse)
  2. Nonostante il GDPR sia realtà, è controproducente limitare i cookie di proprietà per poi lasciare libero accesso a terze parti. Il “pacchetto privacy” per i vistatori di una testata deve essere omnicomprensivo
  3. Sistemi operativi e browsers dovrebbero lasciare più possibilità ai propri utenti per negare l’esecuzione di script di terze parti

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