Dopo più di 6 anni da expat con lo status “residente estero”, ho finalmente avuto l’opportunità nel 2016 di aprire una società di marketing internazionale, basata ad Hong Kong. Hong Kong è la “best practice” per tutti coloro che vivono in Cina e hanno bisogno di una struttura snella per avviare il proprio business.
Se stai pensando di aprire una società in Cina, stai attento: è complicato, time consuming e pieno di imprevisti. Dal mio punto di vista, la Cina sta gradualmente alzando delle barriere alle aziende estere rendendo sempre più difficile fare business nel paese. Non mi soffermo troppo su questo argomento sul quale presto scriverò un articolo dedicato.
Aprire una società ad Hong Kong è facile
Ci sono molte agenzie che offrono questo servizio a partire da 500$/600$ l’anno. Il servizio è onnicomprensivo: l’agente infatti ti darà tutto il necessario per essere in regola. Dall’ufficio virtuale alla segretaria che seguirà le varie necessità burocratiche.
Il processo è relativamente veloce: una volta selezionato un agente (eg: StartitUp) ed inviati i documenti, in un paio di settimane la nostra società sarà pronta.
Uno dei vantaggi principali è che non c’è bisogno di recarsi ad Hong Kong. Il setup dell’azienda può essere fatto completamente online inviando i documenti. A noi sono stati richiesti fotocopia passaporto (non notarizzata: una semplice scansione) e prova dell’indirizzo di residenza (generalmente, la scansione di una bolletta basta).
Inoltre, per le procedure di incorporamento, non c’è KYC (know your customer): né l’agente né le autorità locali si prenderanno il disturbo di indagare sulla natura della nostra attività. Per quanto riguarda il mio caso e quello di decine di amici, avere la documentazione della legittimità dell’azienda è stato l’ultimo dei problemi.
Una ultima nota prima di passare al punto successivo: la nostra scelta è stata Hong Kong perché viviamo a Shenzhen, in Cina. A molti l’azienda ad Hong Kong fa gola per i costi ridotti e lo 0% di tasse su ricavi internazionali. Noi abbiamo scelto questa destinazione perché abitiamo a meno di 10km di distanza e la semplicità di creare un’azienda ad Hong Kong rispetto ad aprirla in Cina è abissale. Detto questo, non ci siamo mai dovuti recare ad Hong Kong se non per il conto bancario business.
Se sei residente in Italia e vivi in Italia, non limitare la tua ricerca ad Hong Kong: ci sono altre destinazioni come Dubai e Singapore che a fronte di costi superiori offrono servizi più fruibili.
Aprire un conto corrente ad Hong Kong non è facile
Premessa: aprire un conto in banca business ad Hong Kong richiede la presenza fisica dei direttori dell’azienda durante il colloquio nel quale la banca valuterà la propria posizione nei confronti della tua attività.
Lo ripeto: aprire un conto corrente business ad Hong Kong non è facile. HSBC è stata la destinazione più comune per anni. Questa banca, famosa per essere il centro di riciclaggio mondiale, ha creato negli anni molte tensioni a livello mondiale. Dopo essere stata perseguitata dall’IRS (l’erario americano), ha dovuto cambiare completamente il proprio CRM. Infatti, nel dubbio, HSBC preferisce non aprirti un conto corrente ad Hong Kong. Ecco le principali difficoltà nell’aprire un conto con HSBC e altri banche rilevanti in Hong Kong (come Citibank & Standard Chartered):
- L’azienda ha meno di un anno: HSBC ti rimbalza con una telefonata senza neanche chiederti un business plan
- Profitti fatti fuori da Hong Kong: HSBC non è contenta
- Business Online? HSBC preferisce supportare i trafficanti di droga
Bisogna stare molto attenti alle grandi banche ad Hong Kong ed ancora più attenzione a quelle americane. Consigliamo di conseguenza di valutare banche più piccole ma sempre valide come DBS o Hang Seng.
Inoltre, attenzione alle agenzie che vi “vendono” l’apertura del conto corrente. Abbiamo visto persone pagare per aprire un conto per HSBC per poi trovarselo chiuso dopo un anno. Aprire il conto non vuole più dire avercelo a vita. Molte persone residenti ad Hong Kong si sono trovate infatti il conto chiuso da HSBC, dove il cliente non stava operando nulla di illegale.
Aprire un conto corrente online ad Hong Kong
Per ovviare le complessità create dalle regolamentazioni internazionali ad Hong Kong, dopo anni di buio, finalmente si intravede un po’ di luce per tutti coloro che vogliono avviare una start-up senza troppe complicazioni: i conti correnti online.
Queste soluzioni tendono ad essere leggermente più costose del classico conto bancario e di sicuro non offriranno tutte le potenzialità di un conto corrente business integrato di una banca. Rimane comunque uno dei modi più semplici per avere un IBAN e una carta di debito. Fondamentali per chi vuole dare un po’ di serietà alla propria attività online.
Tra le varie agenzie che troviamo disponibili ad Hong Kong, consigliamo Neat.
Questo servizio è stato lanciato nel 2018 da una società specializzata in accounting-automation: grazie a una scansione OCR smart di scontrini, il back-end di Neat aiuta ad automatizzare processi contabili semplici. Pur non essendo una banca, Neat permetterà la creazione di IBAN internazionali (targati HK) per il nostro business. Potremo inoltre integrare PayPal & Stripe per supportare il nostro business online.
La procedura non è veloce. Il servizio e nuovo e abbiamo dovuto attendere un paio di mesi in waiting list; poi altre 5 settimane per avere l’account operativo.
Considerazioni
Se sei residente in Italia e la maggior parte dei tuoi introiti proviene dal nostro paese, procedi con cautela. La legge è uguale per tutti e le tasse devono essere pagate da tutti. Qualora invece il tuo business model sia online ed internazionale, Hong Kong potrebbe essere una soluzione per il tuo ecosistema. Se sei un digital nomad residente all’estero che viaggia mentre lavora, ci sono molte opportunità per avere un business sostenibile & offshore. Stai sempre attento però, le regolamentazioni cambiano e non considerare mai una soluzione offshore come indeterminata.
Ciao.
Se si è residenti in Cina, a quanto ammontano le tasse dei proventi derivanti al di fuori della cina? (il cosidetto IRPEF in Italia).