Tutti impressionati dal nuovo Mi8, tutti felici che Xiaomi sia finalmente presente sul suolo italiano. Questo produttore, che per anni non ha fatto altro che copiare tutto ciò che poteva da Apple, oggi è un marchio riconosciuto e rispettato a livello mondiale.
Diventare un produttore di telefonia di fama mondiale comporta tuttavia delle conseguenze: devi giocare allo stesso livello degli altri. Apple & Samsung hanno sempre pagato caro gli errori e Xiaomi oggi non ha più scuse e non potrà più difendersi dietro la grande muraglia cinese.
Infatti, da quando Xiaomi ha depositato i documenti necessari per essere quotata in borsa ad Hong Kong, molte ONG hanno fatto rapporto accusando l’azienda di non essere in linea con i parametri richiesti per lanciare una IPO (offerta pubblica iniziale: il primo passo per entrare in borsa). Queste associazioni riportano che Xiaomi abbia occultato informazioni importanti sull’impatto negativo causato dall’azienda sull’ambiente.
Già lo scorso anno è diventato chiaro che i produttori di smartphone cinesi non prendono sul serio la protezione dell’ambiente. Per quanto riguarda la tutela dell’ambiente, infatti, Xiaomi raggiunse l’ultima posizione, vicino a Oppo e Vivo.
Catena di fornitura: poco trasparente e dubbia
Dal 2015, anno che rappresenta la grande svolta di Xiaomi, molte associazioni ambientaliste hanno cercato di contattare Xiaomi per maggiori informazioni sul loro operato.
Un articolo intitolato “Xiaomi sta Bene?” (fonte) mostra che il gigante cinese ha rifiutato qualsiasi tipo di collaborazione con queste associazioni pro-ambiente.
Inoltre, nel 2015, l’articolo Blue Map (fonte) aveva già evidenziato come diversi fornitori di Xiaomi non avessero per nulla a cuore la sostenibilità produttiva. Alcuni di questi continuano ad essere partner di Xiaomi.
La cosa divertente è che se da un lato Xiaomi inventa il “purificatore d’aria”, dall’altro causa danni all’ambiente – sensato, vero?
Secondo l’indice IPE (l’istituto cinese responsabile dell’ambiente – fonte), Xiaomi si trova all’ultimo posto con 0 punti (dal giorno della sua fondazione)
Per inciso, per anni, Apple è in cima alla classifica. Huawei è Rank 19 (la prima delle aziende cinesi). Altre società cinesi stanno anche migliorando costantemente la cooperazione con le organizzazioni e, anche se interessate principalmente agli interessi finanziari a lungo termine, sono più impegnate nella trasparenza e in una catena di approvvigionamento più ecologica.
Fino ad oggi, Xiaomi non ha ricevuto alcun feedback sulle richieste di protezione ambientale e viene sempre detto che Xiaomi utilizza processi simili come Apple, Samsung o Dell.
Sembra che il marchio non abbia nessun senso di colpa e non considera in alcun modo il proprio compito di assicurare una produzione verde e sostenibile. Il sito ufficiale mi.com non offre nulla su questo argomento.
Gli attivisti rivelano i peccati ambientali di Xiaomi
Circa una settimana fa, un rapporto congiunto è stato rilasciato da IPE e Green Jiangnan (绿色 江南). Questo rapporto accusa Xiaomi di oscurare o ignorare i problemi nella propria catena di approvvigionamento.
Poiché alcune delle questioni scoperte dall’articolo non erano elencate nei documenti presentati, secondo le organizzazioni ambientaliste Xiaomi viola i requisiti e le linee guida IPO di Hong Kong (linee guida originali).
Per confermare queste accuse, gli attivisti hanno visitato Yijia Electronics Co., Ltd. (毅嘉 电子 (苏州) 有限公司) a Suzhou vicino a Shanghai, che lavora con Xiaomi dal 2013. La stessa compagnia è stata già punita a marzo di quest’anno con 117.000 ¥ (circa 16.000 euro). La multa può essere visualizzata sul sito governativo di Suzhou (fonte). La compagnia è stata multata 4 volte per l’inquinamento delle falde acquifere tra il 2014 e il 2018.
Una punizione ridicola, dato che la compagnia aveva già un fatturato di circa 140 milioni di euro nel 2014 – il primo anno della partnership con Xiaomi.
Gli ambientalisti hanno scoperto che le violazioni non sono state sanate, neanche dopo le multe e i tentativi di sistemare la situaizione. È stato trovato un flusso tossico nel fiume vicino.
L’analisi ha portato a dei risultati che sono stati resi pubblici, analizziamoli insieme:
L’acqua scaricata nel fiume ha un pH fortemente acido di 2,64. I valori normali sono compresi tra sei e nove secondo le leggi di protezione ambientale cinesi. Peggio ancora è il peso del rame nelle acque reflue. I valori standard di circa 300μg per litro sono stati superati di 200 volte.
Non è insolito che vengano superati i benchmark in Cina, dove l’inquinamento dell’aria e dell’acqua è comunque un grosso problema. Tuttavia, è preoccupante che un marchio internazionale emergente stia riscuotendo questo grande successo a discapito dell’ambiente.
Analizziamo altri fornitori di Xiaomi, che sono stati accusati e ad oggi, non hanno ancora posto rimedi (fonti):
Shenzhen Super Optoelectronics (深 超 光电 (深圳) 有限公司)
- 2015: gas di scarico eccessivamente dannosi
- 2017: valori di pH abnormali
Gruppo Tongda (通达 集团)
- 2016: gli standard di emissione sono stati superati più volte
Changying Precision (长 盈 精密)
- 2015: superamento delle norme sulle emissioni e dei fosfati (fino a 6 volte)
- 2016: allarme giallo da parte del governo per un aumento massiccio delle emissioni senza permesso
Wing Thai Group (闻 泰 集团)
- 2016: la produzione (e le emissioni) sono aumentate senza autorizzazione in 2 stabilimenti
Naturalmente, questi problemi non sono stati menzionati nell’applicazione IPO di Xiaomi a Hong Kong. L’appendice 27, che tratta principalmente di relazioni ambientali e sociali aperte, è stata affrontata nel documento ufficiale come segue:
Senza riprendere tutto il documento (puoi trovarlo qui), Xiaomi continua a non mostrare nessuna posizione trasparente sull’operato della propria industria.
Credibilità IPO e interventi
Infine, gli attivisti si chiedono se non sia un rischio investire in un’azienda che non considera seriamente l’ambiente. Probabilmente le ONG non hanno torto perché, già lo scorso anno, decine di migliaia di fabbriche in Cina sono state chiuse a causa dei loro atteggiamenti per niente ecosostenibili.
Anche in caso contrario, i requisiti del governo per conformarsi a standard ambientali spesso trascurati, stanno diventando sempre più severi. I problemi non possono scomparire durante la notte, ma per marchi ambiziosi a livello internazionale come Xiaomi, gli ambientalisti devono essere pionieri in questo settore.
Richieste da parte degli ambientalisti
E stato fatto un appello a Xiaomi, ai partner, ai clienti, agli investitori e, naturalmente, alla Borsa di Hong Kong.
Nel complesso, viene chiesta trasparenza su questi processi in modo da lasciare ai clienti e agli investitori le dovute informazioni per prendere una decisione di acquisto equa:
- Xiaomi dovrebbe segnalare pubblicamente i problemi e promuovere soluzioni
- I produttori dovrebbero rispettare le leggi e risolvere i problemi dopo essere stati multati
- Il mercato azionario deve proteggere gli investitori e riesaminare le questioni ambientali di Xiaomi
- Gli investitori dovrebbero pensare al lungo termine e rivedere criticamente le aziende
- I consumatori dovrebbero supportare le aziende che aderiscono alle regole
Tutto sembra molto ovvio, giusto? Sfortunatamente, in Cina la trasparenza non esiste e a volte è più facile aggirare la regola e pagare una multa, piuttosto che fare la cosa giusta.
L’IPO a Hong Kong è a rischio?
Certo che no! Alcuni ambientalisti (che hanno fatto un ottimo lavoro tra l’altro, perché in Cina un simile sforzo non è così facile) non saranno in grado di rallentare una società Cinese che si trova di fronte a una valutazione di $ 100 miliardi (cento miliardi)
Questo ci sembra il momento giusto per intervenire, o almeno per controllare ed analizzare a fondo le politiche Xiaomi. E per tutti i fan XIaomi in Italia, siete davvero consapevoli di cosa state comprando? Vale davvero la pena supportare Xiaomi?